Corte dei Conti: in fatto di sprechi alimentari l'Ue non fa abbastanza
Politiche frammentate e discontinue
Secondo la Corte dei Conti, l’Unione Europea non fa abbastanza in merito alla lotta allo spreco alimentare; le politiche e le azioni realizzate in tal senso risultano carenti di coordinamento e quindi frammentate e discontinue. Questo è quanto emerso dal rapporto Lotta allo spreco di alimenti: un'opportunità per l'Ue di migliorare, sotto il profilo delle risorse, l'efficienza della filiera alimentare, basato su un audit in cinque Stati membri, tra cui l’Italia – e, in particolare, la Regione Lazio. L’argomento risulta di grande attualità e al centro di diversi dibattiti, nella stagione del Cop21: si stima che attualmente, a livello globale, circa un terzo del cibo prodotto per il consumo umano va sprecato o perso e, secondo quanto affermato dalle Nazioni Unite, se lo spreco di cibo fosse uno Stato, questo sarebbe al terzo posto globale per la produzione di gas serra.
Donazione di cibo e barriere burocratiche
L’assenza di una definizione comune di “spreco alimentare” stessa contribuirebbe, con la mancanza di parametri condivisi per misurarlo, a ostacolare un’azione coerente e ben definita contro il fenomeno da parte dell’Ue. Ancora troppo forti risultano, poi, le barriere burocratiche che rallentano e limitano il processo di donazione da parte di enti pubblici e privati. La misura, ove applicata, concorre fortemente alla riduzione degli sprechi ed è già stata adottata efficacemente in Francia nel 2016, dove 3,5 milioni di cittadini dipendono dall’elargizione di pasti gratuiti. In Italia, il 10 dicembre 2016 è stata approvata la legge che obbliga i supermercati di almeno 400 metri quadrati a destinare alle organizzazioni caritatevoli il cibo prossimo alla data di scadenza o quella entro cui è “preferibile” consumarlo. La legge dovrebbe ridurre i circa 8 milioni di tonnellate di cibo sprecato ogni anno.
L’impatto di pesca e agricoltura sugli sprechi
Nonostante l’impatto positivo ottenuto nel tempo con la riforma della PAC – la politica agricola comune – e la modifica della politica della pesca, secondo la relazione della Corte i settori in questione, responsabili di un ruolo chiave a livello comunitario, mancherebbero ancora dei giusti coordinamenti.
Migliorare e coordinare le politiche già esistenti
Inoltre, secondo Bettina Jakobsen, tra i membri della Corte responsabili della relazione, non sarebbero necessarie ulteriori iniziative legislative o economiche, ma la semplice attuazione e il miglioramento delle politiche già esistenti. Sul banco degli imputati, anche la piattaforma Ue contro gli sprechi alimentari, composta da 70 membri e inaugurata il 29 novembre dello scorso anno dal commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare Vytenis Andriukaitis, bisognosa anch’essa di "un maggior allineamento delle politiche esistenti, un miglior coordinamento e il chiaro obiettivo politico di ridurre lo spreco alimentare".
Iniziative lodevoli
Positivo è il giudizio dei relatori su iniziative quali la campagna Frutta nelle Scuole – finalizzato ad aumentare il consumo di frutta e verdura da parte dei bambini e ad abituarli a un più corretto stile di vita – e le misure adottate a livello rurale per ridurre gli sprechi. Incriminati dalla relazione, invece, la confusione tra le diciture “data di scadenza” e “termine minimo di conservazione” nelle etichette, così come gli errori nei dati su quantità, valori e destinazione dei prodotti ortofrutticoli ritirati dal mercato.
L’Ue si difende
La Commissione si difende dalle critiche per mezzo del portavoce Enrico Brivio, secondo il quale si sta già agendo ai fini di migliorare il coordinamento delle politiche sullo spreco alimentare; secondo Brivio, inoltre, il 2017 vedrà l’adozione di misure per facilitare la donazione di cibo, la riconversione dell’invenduto in mangime per animali, e chiarimenti sugli equivoci sulle date di scadenza. Il portavoce, poi, lamenta la mancanza di riconoscimento degli sforzi dei paesi membri nella lotta agli sprechi alimentari da parte della Corte dei Conti, e conferma l’obiettivo dell’Agenda Onu per lo sviluppo sostenibile di dimezzare gli sprechi entro il 2030.
La miglior cura è la prevenzione
Un coordinamento delle diverse parti interessate nell’intera filiera alimentare comporterebbe grandi vantaggi per tutti gli attori coinvolti. Lo spreco alimentare complessivo stimato entro il 2020 nell’Ue è di circa 126 milioni di tonnellate se non si intraprenderanno azioni preventive, motivo per cui la Corte auspica un’insistenza più forte nell’ambito della prevenzione, in quanto i benefici dati dall’evitare gli sprechi a monte sono di gran lunga maggiori rispetto a quelli dati da un intervento a posteriori.