Il cibo del futuro sarà senza sprechi

agricoltura del futuro

Vi siete mai chiesti cosa mangeremo nel futuro?

Lo scenario non ci sembra molto roseo dato il continuo allarme sui cambiamenti climatici, secondo gli esperti però, potrebbero presentarsi delle soluzioni abbastanza positive. Prima però dovremo imparare alcune parole-chiave, e scegliere meglio: ambiente, chilometro zero, riduzione degli sprechi, qualità, no alla plastica, farmer market, food design. Impatto ambientale, spreco, efficienza.

Le parole degli esperti

Per Nicola Lacetera, direttore del dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali Università degli Studi de La Tuscia di Viterbo: «La sfida del futuro sarà fornire alimenti a una popolazione in crescita, con la necessità di aumentare la produzione cercando al contempo di evitare gli sprechi. Avremo problematiche di rilievo per carne, latte e uova, derrate nei confronti delle quali è in aumento la fascia di popolazione mondiale con maggiore possibilità di accesso a fonti di origine animale, considerate “nobili” per le qualità della proteina». Un discorso di quantità cui si lega una disponibilità non illimitata di alimenti, terra e acqua: «Ma si possono ottenere produzioni maggiori, o uguali, con la zootecnia e l’agricoltura di precisione», un’area legata alla tecnica e alla ricerca che consente, per esempio, di erogare acqua o sostanze di natura chimica per il processo produttivo, fertilizzanti e diserbanti e antiparassitari in quantità minime.


Per quanto riguarda la qualità continua l’esperto: «Da anni si parla di qualità dei prodotti alimentari. Fino al dopoguerra, 40-50 anni fa, era “buono” ciò che non faceva male, si dava risalto al requisito minimo igienico-sanitario immediato», in sintesi si pensava a riempire lo stomaco: «Con il miglioramento economico – dice il docente di zootecnia – il concetto si è allargato, esiste una qualità organolettica dei cibi, l’area dei sensi. Poi una qualità chimica, l’interesse per la composizione degli alimenti (cosa c’è dentro quello che mangio), la qualità nutrizionale e la necessità di sapere se un alimento sia più o meno idoneo per categoria di consumatori: sostanze intolleranti, allergologiche, prodotti per la terza età, l’infanzia». Un ultimo aspetto è la qualità tecnologica che sarà sempre più importante per gli alimenti di domani: «Un latte destinato a diventare formaggio dovrà avere qualità specifiche. Le carni dovranno diventare conservate. Le uova industriali, gli ovo-prodotti utilizzati nell’industria dolciaria, o nella produzione di pasta all’uovo richiederanno alcuni connotati tecnologici, come la pigmentazione del tuorlo».


Il km zero, il futuro

Per Rolando Manfredini, Capo Area Sicurezza Alimentare e Produttiva Coldiretti: «La questione va inquadrata dal punto di vista generale, l’Europa è il primo produttore mondiale di cibo ma anche il primo importatore mondiale, questo la dice lunga sulla nostra epoca di cibo globalizzato: in tutto il mondo il cibo viene scambiato, mediamente per arrivare sulle nostre tavole percorre 2000 km, anche l’Italia è soggetta a un sistema di importazione forte». «Gli operatori si dovrebbero rivolgere a un prodotto che fa poco viaggio, il km zero è un modo di dire, il viaggio del cibo deve essere più corto possibile, ciò è garanzia di freschezza, di qualità ma questo implica anche meno rifiuti, meno distanze da percorrere dunque meno smog e meno traffico, poi non vengono utilizzati additivi di conservazione, è un cibo naturale. Il nostro è un modello di agricoltura che si rifà alla filiera corta, a produzione locale, al sistema di ottenimento che garantisce sicurezza e qualità».

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