RecuperAle, la birra contro gli sprechi che viene prodotta da detenuti
Si chiama RecuperAle, è nata dal progetto onlus romane EquoEvento e Vale la Pena, ed ha un ambizioso duplice obiettivo: da una parte cercare di sensibilizzare concretamente nei confronti del contenimento dello spreco alimentare; dall’altra parte favorire il reinserimento sociale dei detenuti.
Di fatti, la birra è realizzata all’Istituto Tecnico Agrario Sereni, sede di Vale la Pena, dove è presente un birrificio in cui i detenuti di Rebibbia, in regime di libertà giornaliera, possono recarsi per imparare le tecniche della produzione della bevanda. Da questa applicazione è dunque nata RecuperAle, un progetto che ha colto nel segno, attirando anche l’attenzione di big dell’alimentare come Eataly, che ha scelto di organizzare degustazioni guidate e ha fornito una parte della materia prima.
L’attività di vendita della birra è comunque no profit. L’intero ricavato infatti vuole sostenere le mission delle due associazioni coinvolte nel progetto, in parti uguali. Il denaro così raccolto servirà dunque all’acquisto dei macchinari e contribuirà alle spese delle onlus.
Insomma, un progetto che dimostra, ancora una volta, quanto sia possibile ottenere risultati meritevoli su più fronti, attraverso uno scopo congiunto. ““Presiedo la Onlus Semi di Libertà, e sono il fondatore di Birra Vale la Pena. Ho lavorato nel carcere romano di Regina Coeli, ed ho deciso di realizzare una serie di iniziative per contrastare un fenomeno drammatico, quello delle recidive dei detenuti, "RecuperAle" è una di queste” – ha spiegato il presidente Paolo Strano sulle pagine romane del quotidiano La Repubblica.