Sprechi spesa farmaceutica, dove tagliare nelle cure antitumorali

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Stando agli ultimi dati All.Can, negli ultimi 5 anni i nuovi casi di cancro in Italia sono passati da 366 mila a 373 mila. Fortunatamente, quasi 3,4 milioni di persone oggi vivono dopo la diagnosi, con un incremento del 3% ogni 12 mesi.

Sul fronte dei costi, quanto sopra sta a significare che in Italia la spesa farmaceutica totale è stata di 29,8 miliardi di euro (di cui tre quarti rimborsati dal Servizio sanitario nazionale), e che le uscite per i farmaci anticancro sono passate da 3,3 miliardi di euro del 2012 a 5,01 miliardi di euro del 2017, divenendo così la prima categoria terapeutica a maggior spesa pubblica.

Un valore che, anche se in costante crescita, equivale solo a un quarto del costo totale del cancro, pari a circa 19 miliardi di euro, e comprendente anche le visite specialistiche, i farmaci, i mancati redditi da lavoro per assenze forzate, e così via. Ma dove poter ridurre questi maxi costi?

Secondo All.Can ogni anno circa il 20% dei costi per la cura del cancro (poco meno di 4 miliari di euro) potrebbe essere risparmiato migliorando l’efficienza complessiva del sistema. Per esempio, viene ritenuto improprio il 15% degli esami. Ma non solo: viene lamentata una eccessiva lunghezza delle liste di attesa, un’insufficiente adesione ai programmi di screening e a percorsi non uniformi nelle varie Regioni, con conseguente spreco di risorse.

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