La giornata mondiale dell’alimentazione 2018 (Un mondo a Fame Zero entro il 2030 è possibile) riaccende l’attenzione nei confronti degli sprechi alimentari e, soprattutto, della necessità di porre in essere delle buone pratiche per poter contenere tale dramma economico e sociale.
A parlarne è stato, negli scorsi giorni, Andrea Segrè, Fondatore LMM e campagna #SprecoZero, che ha ricordato come “dare da mangiare a una popolazione che a metà del secolo raggiungerà i 10 miliardi e sarà sempre più urbanizzata, richiederà un aumento della produzione del 60%. Che a sua volta comporterà un incremento di energia di oltre il 30% e di acqua di più del 50%”.
Dunque, il futuro non può che passare attraverso una produzione agricola e un consumo alimentare più sostenibile, usando meglio le risorse che abbiamo a disposizione.
Segrè cita poi le statistiche della FAO, secondo cui oltre 1/3 del cibo prodotto al mondo viene perso, con costi globali di 2,6 trilioni di dollari l’anno, compresi 700 miliardi di dollari di costi ambientali e 900 miliardi di dollari di costi sociali. “Non ha senso produrre e gettare nella spazzatura. Ammesso che si riesca davvero ad aumentare la produzione agricola del 60%, perderne subito un 1/3, la produzione reale diventa solo il 40%. L’incremento della produzione agricola e la modificazione delle diete alimentari richiedono tempo, e dipendono anche dal tempo del cambiamento climatico in atto. Il contrasto agli sprechi alimentari, dunque, diventa urgente: la causa principale sta infatti nel nostro comportamento e nel rapporto che noi consumatori abbiamo con il cibo” – prosegue Segrè.