In tempi in cui - finalmente! - sta sorgendo la giusta considerazione e sensibilizzazione sugli sprechi alimentari (nel nostro Paese è altresì in discussione un disegno di legge che dovrebbe incentivare il contenimento di questi sprechi con diverse misure), la Fao e il World Resource Institute hanno calcolato che il valore economico del cibo sprecato a livello globale è di 1.000 miliardi di dollari l'anno.
In aggiunta a ciò, occorre tuttavia compiere un ulteriore sforzo per integrare il dato quantitativo di "base" ad altri costi più nascosti, che la Fao indica in ben 700 miliardi di dollari derivanti dai costi ambientali, e in 900 miliardi di dollari per i costi sociali, che vanno ad essere sommati alla prima cifra. Dunque, lo spreco alimentare mondiale, tra costi vivi e costi nascosti, ha un costo di circa 2.600 miliardi di dollari l'anno.
È ancora la Fao a ricordare che un terzo della produzione mondiale di cibo si spreca o si perde lungo la filiera. Il 32% di tale spreco avviene durante la produzione agricola, il 22% nelle fasi successive alla raccolta, l'11% durante la trasformazione, il 13% nella distribuzione, il 22% a livello di consumatore. Ancora, il 56% dello spreco alimentare mondiale è riconducibile a Paesi sviluppati, il 44% a Paesi in via di sviluppo.
Passando ai generi alimentari maggiormente oggetto di sprechi, il 30% è relativo ai cereali, il 20% ai prodotti caseari, il 30% al pesce e ai suoi derivati, il 45% alla frutta e alla verdura, il 20% alla carne e ai suoi derivati, il 20% ai semi oleaginosi e delle leguminose, il 45% alle radici e ai tuberi.