Continuano a far discutere le novità che arrivano da Genova, e dalla sua "Sanità". Ad annunciarlo e a difenderle è stata la vicepresidente della Regione Liguria, e Assessore alla sanità Sonia Viale, che ricorda come l'obiettivo del microchip all'interno dei camici ha come unico obiettivo quello di evitare gli sprechi e le dimenticanze degli stessi abiti al di fuori degli ospedali, assicurando così quelal che è stata definita come "una corretta contabilizzazione dei materiali forniti, una maggiore sicurezza rispetto alle norme igieniche e antincendio, una maggiore qualità dei tessuti anche a garanzia del decoro delle divise e della biancheria utilizzate".
"Dalle informazioni acquisite, poi, questo sistema risulta già diffuso in molte regioni d’Italia, proprio per evitare sprechi e ammanchi. Data la delicatezza della materia, al di là della precisione delle finalità descritte chiaramente nel capitolato, ho comunque già disposto ulteriori approfondimenti, a garanzia di tutto il sistema" - ha poi aggiunto la vicepresidente.
Il commissario straordinario di Alisa, Walter Locatelli, spiega poi per quale motivo si è reso necessario tale strumento più innotvativo, ricordando come "il codice a barre si è rivelato insufficiente e non idoneo a garantire la correttezza dei dati, generando quindi sprechi. Al contrario, il microchip consente di sapere sia quando il camice viene ritirato dalla ditta che effettua il servizio di lavanderia e poi riconsegnato al dipendente sia, di conseguenza, quanti cicli di lavaggio l’indumento subisce, visto che dopo un certo numero deve essere sostituito".