Il pranzo è finito e i resti abbondano sul piatto. Che fare? Alcuni, per pudore e timidezza, non li reclamano pur potendo. Altri invece lo fanno, ma addossando le “responsabilità” al cane. Pochi, insomma, sono coloro che chiedono espressamente di portare con sé gli avanzi a casa, semplicemente perché vogliono consumarli in un secondo momento, evitando che finiscano nel cestino della spazzatura.
Un problema culturale, dunque. Che, a Modena, si sta cercando di fronteggiare mediante una risposta altrettanto culturale: un progetto, che prende il nome di Food Bag, contraddistinto dalla disponibilità di un kit di qualità (il cui disegnato dai ragazzi del liceo artistico Venturi) che vuole indurre i commensali a portare a casa con sé gli avanzi dei piatti.
Organizzato da Camera di Commercio di Modena, amministrazione comunale, Ausl, gruppo Hera, Federconsumatori, Movimento consumatori, Adiconsum Emillia centrale, Confconsumatori, Cna, Confcommercio, Confesercenti, Licom Lapam e Consorzio Modena a Tavola, il progetto ha dunque come obiettivo espresso quello di creare a Modena un circuito di esercizi di ristorazione in cui sia offerta e promossa ai clienti la possibilità di poter portare a casa in modo sicuro e igienico l’eventuale cibo avanzato.
“Io per primo, al ristorante, mi sono sempre vergognato a chiedere la vaschetta con gli avanzi - commenta il vicepresidente dell’ente camerale Gian Carlo Cerchiari - anche se in realtà la cosa di cui ci dovremmo vergognare è lo spreco”. L’assessora all’Ambiente del Comune di Modena, Alessandra Filippi, si è invece detta “particolarmente entusiasta, perché il mio primo atto ufficiale corrisponde ad un’iniziativa molto importante per diffondere la cultura del recupero”.