Stando a quanto rammentano le ultime statistiche elaborate dalla FAO, nel mondo un terzo della massa dei prodotti alimentari (o un quarto se invece il dato viene espresso in energia) viene sprecato, per complessive 1,6 miliardi di tonnellate, o – se preferite ragionare in termini energetici - 660 kcal / procapite / giorno, per un valore di circa 700 miliardi di euro - dalla produzione al consumo.
Intuibilmente, un simile spreco alimentare non può che produrre degli effetti di natura socio-economica particolarmente significativi, così come le ripercussioni di tipo ambientale. Allo spreco alimentare sono peraltro associate – ricorda ancora FAO – delle emissioni di gas - serra per circa 3,3 miliardi di tonnellate (Gt) di anidride carbonica (CO2), pari a oltre il 7 per cento delle emissioni totali (nel 2016 era invece pari a 51.9, il dato sui miliardi di tonnellate di CO2). In altri termini, se lo spreco alimentare fosse una nazione, sarebbe al terzo posto dopo Cina e USA nella classifica degli Stati emettitori.
Per quanto concerne l’Italia, l’ISPRA ricorda in un suo recente dossier come lo spreco alimentare sia stato per lungo tempo ampiamente sottostimato, poco indagato e poco documentato, ma che – fortunatamente – nel corso degli ultimi anni stia guadagnando una rinnovata attenzione in diversi ambiti, anche per via della crisi economica.
Per quanto ancora riguarda l’Italia, ISPRA sostiene che lo spreco alimentare tricolore, se misurato in termini energetici, sarebbe pari al 60% della produzione iniziale.