Secondo quanto afferma il Food sustainability index del BCFN, l’Italia sta facendo interessanti passi in avanti nella lotta contro gli sprechi alimentari, ma tanto rimane da fare per permettere al nostro Paese di scalare i primi gradini della classifica mondiale.
In particolare, secondo i dati del FSI, l’Italia occuperebbe il 9 posto per quanto concerne il “cibo perso e sprecato”, con il nostro Paese che ottiene però il massimo punteggio su alcuni indicatori come quello sulle “politiche messe in campo per rispondere allo spreco di cibo” (100 su 100), grazie principalmente alla legge approvata nel 2016, che incentiva e aziende e i produttori che donano cibo ai più bisognosi. Rimane invece tanto da fare per poter migliorare lo spreco domestico (29 punti su 100) considerato che il consumatore finale arriva a gettare una media di 110,5 kg di cibo all’anno. Da migliorare anche il ruolo delle aziende produttrici, considerando che lo “spreco legato alla produzione e distribuzione di cibo” ottiene un positivo 63 su 100 che lascia comunque margini di miglioramento.
“Lo spreco di cibo è alla base di uno dei grandi paradossi del nostro sistema alimentare e la legge da poco approvata in Italia è un passo importante nella soluzione di questo problema, anche se molto deve essere ancora fatto da tutti, dall’industria ma anche da ogni singola persona” – afferma Luca Virginio, vice presidente BCFN.
Per quanto concerne le eccellenze globali, bene la posizione della Francia, prima in classifica, grazie a un programma ministeriale incentrato sul sistema agricolo-alimentare e su nuove pratiche commerciali volte a limitare lo spreco di cibo. Bene anche l’Australia, che eccelle per le politiche anti-spreco dei produttori, e il Sudafrica, terzo classificato, che ha ottenuto i migliori risultati sugli sprechi domestici.