Secondo quanto affermato recentemente dalla Corte dei Conti europea nel dossier "Lotta allo spreco di alimenti: un'opportunità per l'Ue di migliorare, sotto il profilo delle risorse, l'efficienza della filiera alimentare", le iniziative intraprese contro lo spreco alimentare nell'Unione Europea sarebbero frammentate e intermittenti, la Commissione non svolgerebbe pienamente il suo ruolo di coordinamento e, per giunta, la sua ambizione sul tema sarebbe diminuita.
Insomma, una bella tirata d'orecchie. Tanto che, nonostante il tema sia discusso da anni nelle istituzioni europee (e non solo) l'assenza di una definizione comune di spreco alimentare e di parametri condivisi per poterlo misurare, e la presenza di ostacoli amministrativi, costituirebbero barriere al perseguimento di azioni coerenti e chiare contro lo spreco di cibo.
Per Bettina Jakobsen, membro della Corte responsabile della relazione, esistono "mancate opportunità e potenziali miglioramenti che non richiederebbero nuove iniziative legislative o più fondi pubblici. Ciò che serve ora è un maggior allineamento delle politiche esistenti, un miglior coordinamento e il chiaro obiettivo politico di ridurre lo spreco alimentare".
Positiva è invece la valutazione dei revisori su alcuni elementi come le misure dei programmi di sviluppo rurale che sono dedicate a ridurre gli sprechi e i messaggi educativi come quelli nelle scuole.
Sono tanti tuttavia i punti di miglioramenti, a cominicare dalla confusione tra la data di scadenza (consumarsi entro) e il termine minimo di conservazione (preferibilmente entro) riscontrata sulle etichette...