Presto un nuovo sensore ci aiuterà a ridurre gli sprechi alimentari, facendoci comprendere quanto manca alla “fine vita” della frutta e della verdura. Messo a punto dai ricercatori del Massachusetts Institute of Technology di Boston, il sensore riesce a sfruttare i gas rilasciati dagli alimenti attraverso dei nanotubi sensibilissimi in carbonio, che possono rilevare fino a 500 parti per un miliardo di etilene.
I ricercatori sono partiti da ciò, con attraversi accorgimenti, per cercare di strutturare un sensore a base di un catalizzatore metallico come il palladio, che può ossidare l’etilene. Questa reazione chimica determina minime differenze di corrente elettrica nei nanotubi, con sensibilità scesa addirittura a 15 parti per un miliardo.
Dopo una fase di test di successo, si cerca ora di capire in che modo il sensore possa essere applicato commercialmente. Se fosse infatti impiegato nelle fasi di stoccaggio e di trasporto della frutta e della verdura, chi pianifica le attività di vendita e di distribuzione degli alimenti potrebbe intervenire in maniera razionale, evitando di immettere sul mercato dei prodotti che sono già in procinto di perdere la propria freschezza. Una novità che potrebbe – si è previsto – interessare il 12% della frutta e della verdura che, purtroppo, viene quotidianamente cestinata nella spazzatura.