In Puglia, al ristorante (matrimoni, battesimi, cresime e compleanni), si sa, durano una vita. E' questo anche il bello delle cerimonie del sud.
La tendenza zero sprechi però, si può sposare benissimo con la tradizione. O almeno questo è ciò che pensa Chiara Pinto, wedding planner dell’omonima tenuta barese, tra Mola di Bari e Rutigliano.
Il format degli eventi è organizzato nei minimi dettagli.Con una sola particolarità: "E se qualcosa rimane?" «Sarà portato immediatamente alla Città dei ragazzi, dove vivono minori non proprio fortunatissimi, un po’ prima della nostra masseria», risponde Chiara, venticinquenne, entusiasta del suo lavoro, fin nei minimi particolari: dai fiori di campo, sul tavolo degli sposi, alle albicocche raccolte dagli stessi ragazzini della comunità, a due passi dalla masseria della festa. «Il nostro è davvero un matrimonio non convenzionale: in tutti i sensi», ricorda Chiara, alla quale non serve sottolineare con un pennarello agli sposi, il gesto di carità. Sono loro stessi, almeno il 50 percento, a chiedercelo: «È una forma conosciutissima, anche grazie ai social, dove è molto presente il progetto Avanzi Popolo 2.0».
Avanzi Popolo 2.0 è il progetto di punta dell’associazione barese di promozione sociale Onlus, «Farina 080», nata con lo scopo di produrre azioni concrete contro lo spreco di cibo. «Noi fungiamo, praticamente, da intermediari, mettendoci d’accordo con la sala ricevimenti, almeno una settimana prima dell’evento, e assicurandoci che, nelle vicinanze della festa, ci sia un centro per la destinazione delle eccedenze del cibo: parrocchie, mense, spazi Caritas, e altre strutture simili», spiega Marco Costantino, ideatore del progetto insieme a Marco Ranieri, Antonio Spera e Antonio Scotti. Tutti quarantenni, baresi, volontari e desiderosi di fare qualcosa per il prossimo. «Di solito, ciò che resta sono soprattutto antipasti e dolci, praticamente il buffet della festa». Come è nata l’idea? «In Puglia, dove i matrimoni sono nel segno dell’abbondanza, volevamo, come dire, responsabilizzare gli sposi, creando un collegamento tra il luogo dello spreco e quello del bisogno».