Negli ultimi 20 anni il consumo di acqua in bottiglia di plastica è aumentato notevolmente in tutto il mondo, come anche in Italia. Quest’ultima, inoltre, si posizione al primo posto in Europa e terzo nel mondo con un consumo pari a 206 litri annui nel 2018, vale a dire circa 8.4 mld di bottiglie di plastica. Davanti a noi si trovano solo il Messico e la Thailandia.
259 marchi di acqua presenti su territorio
In Italia, secondo i dati presenti nella banca dati di Beverfood si calcolano 259 etichette registrate di acqua imbottigliata presenti sul mercato italiano, guidate dai principali colossi, come Lete, Ferrarelle, San pellegrino, San Benedetto, Rocchetta, Sant’Anna.
In questo caso le aziende che imbottigliano l’acqua hanno in concessione presso le regioni le fonti da cui attingono. Queste a loro volta si occupano del suo trasporto che però rappresenta uno dei punti più critici per quanto riguarda lo spreco nell’intero ciclo produttivo. Infatti, dagli stabilimenti dove l’acqua viene imbottigliata le bottiglie percorrono centinaia di chilometri per essere distribuite in tutto il nostro territorio nazionale. Si calcola, inoltre, che circa l’85% delle bottiglie viaggia su gomma, con le conseguenti emissioni di anidrite carbonica, e solo il 15% su rotaia.
L’inquinamento dei mari
Quasi l’80% della plastica finisce nei nostri mari contribuendo a quello che è l’inquinamento ambientale. Osservando che in media servono più o meno 2 chili di petrolio per 1 chilo di plastica, secondo Legambiente, per soddisfare il fabbisogno annuale di 6 mld di bottiglie da 1 litro e mezzo servono più di 450mila tonnellate di petrolio, con emissioni pari a oltre 1,2 milioni di tonnellate di anidrite carbonica.
Proprio per questo l’Ue ha approvato un programma salva ambiente per cercare di ridurre l’uso della plastica. In primis ha introdotto il divieto della plastica usa e getta entro il 2021 e quindi un maggior riciclo delle bottiglie entro il 2025. Inoltre, sempre l’Ue si è impegnata a migliorare la qualità dell’acqua del rubinetto. Bevendo dal rubinetto, infatti, le famiglie potranno risparmiare complessivamente 600 milioni di euro all’anno.
In questo caso, l’acqua del rubinetto in più dell’85% dei casi proviene da acque sotterranee preservate, e subisce controlli continui: sono milioni le analisi effettuate ogni anno, tenendo conto di 50 parametri chimici e microbiologici. Per il direttore del Reparto di Qualità dell’acqua e salute dell’Istituto Superiore di Sanità, Luca Lucentini, più del 99% delle analisi è conforme e negli altri casi le sostanze riscontrate sono dovute alla composizione naturale del suolo. Per stare tranquilli con l’acqua del rubinetto si possono installare anche dei filtri, che non incidono assolutamente sulla qualità dell’acqua.
Infine, un altro passo importante nella promozione dell’acqua corrente è quello fatto dalla Crui (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) che nel febbraio scorso ha sposato la campagna #StopSingleUsePlastic. Secondo l’accordo con l’associazione Marevivo e il Conisma nelle nostre università saranno distribuite borracce fatte in acciaio e verrà favorita l’installazione di dispenser d’acqua.
Lucia Franco