Ogni giorno, in Italia, secondo i dati Assipan, l’associazione italiana panificatori, si producono 72 mila quintali di pane e se ne buttano quasi 13 mila quintali: a fine anno, sono 43 milioni di euro buttati via. Un dato allarmante che arriva soprattutto dalla grande distribuzione, dal calo dei consumi, delle leggi e delle complessità burocratiche per donarlo, ma anche del marketing.
I dati
Troppi numeri girano intorno alla produzione e distribuzione del pane. Attualmente si calcola che buttiamo il 18% del pane e il 36% dei prodotti freschi che acquistiamo. Sprechi che costano alle famiglie 330 euro l’anno (numeri forniti dall’Adoc (Associazione per la difesa e l’orientamento dei consumatori).
Le principali cause di spreco
- Tra le tante cause che hanno portato allo spreco sicuramente vi è l’ossessione di avere il pane sempre caldo. Gli stessi supermercati, infatti, ordinano o riscaldano quasi sempre quantità di pane superiori al proprio fabbisogno. È per loro importante avere pane da vendere, se possibile caldo, fino all’orario di chiusura. Se malauguratamente alle sei di sera il supermercato non ha il pane caldo o lo ha già finito, perderebbe clienti. Così, ogni giorno, chi produce pane sa già che un quarto del suo pane andrà buttato. Una volta chiuso l’esercizio il pane in eccesso va smaltito e smaltirlo ha un costo;
- Una volta c’erano solo pochi formati di pane. Adesso le varietà si sono moltiplicate. Con questo modo di lavorare l’invenduto aumenta oltre che ad occuparsi dello smaltimento sono spesso i panificatori stessi, a proprie spese. Un danno economico non indifferente;
- Il pane a fine serata non interessa a nessuno. Neppure ai canili, perché andrebbe integrato con altri alimenti, e così la preparazione del cibo costerebbe troppo in termini di manodopera;
- Il pane avanzato non può essere rivenduto grattugiato il giorno dopo in quanto ci sono regole molto rigide da rispettare: controllo del grado di umidità, confezioni, etichettature;
- Il pane di fine giornata non può essere distribuito ai più bisognosi seconde le nostre normative.
La legge n.155 del 2003, meglio conosciuta come la “Legge del Buon Samaritano”
Con la legge n.155 del 2003 “Disciplina della distribuzione dei prodotti alimentari ai fini di solidarietà sociale” (nota anche come “Legge del Buon Samaritano”) si equipara il consumatore finale alle Onlus che fanno, a fini di beneficenza, distribuzione gratuita agli indigenti. In 10 anni, con questa legge si sono recuperati quasi 800 mila kg di pane. La legge, pertanto, acconsente alle associazioni di ritirare il pane gratis, ma deve essere fatto quando è ancora dal distributore e prima che diventi un rifiuto.
Lucia Franco