L’industria della moda è la seconda industria al mondo più inquinante. Per cambiare rotta è necessario dare un taglio in maniera decisiva mediante l’incrocio tra l’innovazione produttiva e l’artigianato della moda.
Un nuovo modo di concepire la moda
Sempre più nasce l’esigenza di mettere in maniera quasi diretta il produttore e il consumatore. Questo in maniera del tutto semplice. I grandi brand, per rispondere alle esigenze dei consumatori, hanno iniziato a investire nel tracciamento della propria filiera per tutelare il proprio marchio e la propria qualità. È nato, infatti, la Block Chain, che permette di tracciare i percorsi mediante diversi strumenti come il “Qr Code”.
La sostenibilità come elemento base
Quando si parla di sostenibilità si intende non solo il processo produttivo, ma anche le materie prime impiegate, la loro trasformazione e la distribuzione del prodotto finito.
Un esempio concreto di sostenibilità è l’Orange Fiber, una start up di origini catanesi che utilizza solo il “pastazzo”, ossia lo scarto delle arance siciliane per la creazione dei tessuti. Insomma, un nuovo modo di fare moda che parte direttamente dalla materia prima.
Un altro esempio di notevole spessore è invece “Lablaco”, una start up di Milano che ha riunito in un’app il concetto del riciclo e del give away (letteralmente dare via, regalare). Essa nasce, infatti, per evitare sprechi e soprattutto che capi invenduti nelle diverse attività commerciali vengano gettati in discarica o addirittura bruciati. Insomma, lo scopo è quello di fare circolare prodotti già presenti sul mercato ed evitare così sprechi inutili.
Lucia Franco