Nel dipartimento di Ingegneria meccanica, energetica e gestionale dell’Unical le idee non mancano. L'ultimo progetto in ordine di tempo di progetti è un kit che permetterà di trasformare le auto destinate ad essere dismesse in autovetture elettriche.
Un kit con il supporto dell'industria 4.0
L’idea di trasformare auto vecchie in auto nuove non è di certo innovativa. Ma quello che è davvero innovativo è che si vuole fare al Dimeg dell’Unical è quello di produrre un kit con il supporto dell’industria 4.0 attraverso un processo che permetta di diminuirne i costi.
«Noi vogliamo passare dai prototipi ai modelli di produzione industriale standard per consentire a giovani ragazzi di avviare una produzione di auto “ricondizionate” in volumi interessanti». A parlare è il professore Daniele Menniti, docente di Sistemi elettrici per l’energia, alla guida del gruppo di ricerca. L’obiettivo è quello di creare una start up che riesca a progettare e realizzare kit per autovetture da “ricondizionare” e stimolare la nascita di piccole aziende che recuperano le autovetture che altrimenti dovrebbero essere demolite e trasformarle da “Ice” a “Pev”, cioè da un motore a combustione interna ad uno elettrico.
La prima microcar
Nell’“officina” del Dimeg studenti e ricercatori, accompagnati dai loro docenti, lavorano da qualche mese su una microcar, su cui vengono fatti i test per capire i vari gradi di adattabilità. «L’abbiamo acquistata nel 2016 – ci racconta Alessandro Burgio, ricercatore del Dimeg -. Abbiamo tolto il motore diesel e tutto ciò che ad esso era collegato, come ad esempio il serbatoio. Al suo posto abbiamo sistemato una piastra dove poi sarà posizionato il motore elettrico». Oltre ai tecnicismi, cerca anche di spiegarci perché il dipartimento ha deciso di puntare su questo tipo di progetto: innovazione, certo, ma ancora una volta economia circolare. «Siamo partiti da un assunto principale: ovvero che spesso molte auto si portano al macero solo per il motore che non va più, mentre tutto il resto può essere salvato o è in buone condizioni. Ecco, vorremo evitare questo spreco e puntare su un nuovo tipo di officina che significa anche nuove opportunità di lavoro». «Poi – continua – tutto quello di cui abbiamo bisogno è possibile realizzarlo in Calabria, senza andare oltre regione o addirittura all’estero. Cerchiamo di far rimanere qui tutta la filiera della produzione».
Lucia Franco