Ogni giorno compriamo vestiti, ma quanto inquinano essi? Si calcola che il settore dell’abbigliamento rappresenta circa l’8% delle emissioni mondiali di gas serra.
Pensiamo al solo lavaggio dei vestiti: essi rilasciano nell’ambiente microfibre di plastica e altre sostanze tossiche, inquinando di continuo i nostri mari e quindi il nostro territorio. Circa il 20% delle contaminazioni acquifere di tipo industriale è legato purtroppo alla titura e al trattamento stesso dei tessuti.
Noi acquistano sempre di più, ma il numero di volte in cui indossiamo un determinate indumento è diminuito di un terzo rispetto a 20 anni fa.
Questo spreco ha un enorme costo dove si calcola che quasi l’87% di essi viene incenerito o finisce in discarica. In particolare, un autocarro pieno di vestiti viene messo in discarica ogni secondo.
Ma come evitare che ciò continui ad accadere?
In primis cercando di avere un maggior controllo sulle spese, magari riducendo la quantità di vestiti che compriamo. In secondo luogo indossare i capi finchè sono in ottime condizioni e perchè no pensare al concetto di riciclo. Inoltre, lavare i vestiti in maniera più intelligente con saponi meno aggressii e e soprattutto bio.
Il ruolo delle aziende produttrici
Il ruolo delle aziende è fondamentale in questo contesto. Esse sono sempre più attente all’ambiente a tal punto che iniziano a introdurre nuove tecnologie in modo da ridurre l’uso delle risorse e sviluppando nuovi materiali più sostenibili.
Insomma, le chiave per un futuro sostenibile consiste proprio nel riformulare radicalmente il modo in cui consumiamo e utilizziamo i nostri capi dove il concetto di “responsabilità” sta quindi al centro di tutto.
Lucia Franco