Secondo un recente dossier del Senato, è stata la ricostruzione del Terremoto del Friuli post 1976 l'unica ad aver realmente funzionato, grazie soprattutto a un ruolo molto attivo dei sindaci e della stessa popolazione. All'epoca, tra maggio e settembre, l'Italia dovette fare i conti con sisma in grado di provocare oltre mille morti, 2 mila 400 feriti, 189 mila sfollati, 137 Comuni colpiti. E proprio da quel momento, la regione intraprese un'orgogliosa strada di rinascita, costellata da punti di efficienza e di responsabilità.
Il resto, purtroppo, non è stato contraddistinto da un'identica attenzione. Secondo quanto affermano le elaborazioni del Centro studi Cni sui dati dell'Ufficio stampa Camera dei Deputati, infatti, da quel momento in poi l'Italia ha dovuto affrontare cinque grandi terremoti (tre nell'ultimo decennio) e in nessuno dei casi si ha la positiva impressione di aver compiuto un'opera di ricostruzione pienamente soddisfacente.
Dal terremoto dell'Irpinia del 1980 a quello del Centro Italia del 2016, passando per quello nelle Marche e nell'Umbria del 1997, all'Abruzzo nel 2009 e all'Emilia Romagna nel 2012, la recente storia dei terremoti italiani è purtroppo una drammatica escalation di inefficienze. Tanto che, a distanza di oltre 40 anni, è ancora la ricostruzione del Friuli l'unica a potere essere ricordata - si legge nel dossier del Senato - "come modello per altri casi di eventi sismici".