I Comuni avrebbero compiuto dei calcoli errati sulla Tari, e in alcuni casi i contribuenti sarebbero stati indotti a pagare addirittura il doppio rispetto a quanto realmente dovuto. Un vero e proprio spreco che coincide con una discreta notizia per i contribuenti (che ambiscono ora a recuperare il maltolto) e pessima per i Comuni, peraltro alle prese con bilanci sempre più magri, e con spese sempre più alte.
Ad accertare quanto sopra è stato il Ministero dell'Economia, che ha dato ragione a chi da diversi mesi sostiene che molti Comuni starebbero applicando un metodo sbagliato per poter calcolare la Tari, generando un pregiudizio evidente nelle tasche dei contribuenti, che con il passare degli anni si sono visti arrivare tasse sempre più alte, e a un'interrogazione parlamentare di Emanuele Scagliusi (M5S). Ma dove nasce il problema?
La Tari è composta da una quota fissa e da una quota variabile, con la seconda che va calcolata in base al numero di persone che occupano l'immobile. Alcuni comuni l'hanno però calcolata per ogni pertinenza, quindi, che oltre che per l'abitazione principale, anche per cantine e garage, con la conseguenza di un importo maggiorato.
Un altro errore frequente è quello che riguarda le vecchie abitazioni con diversi subalterni catastali: alcuni uffici tributi hanno infatti applicato la Tari variabile a ogni superficie, moltiplicando così l'importo.
Insomma, un bel guaio che, a questo punto, dovrà essere riparato... non si sa bene in che modo e con che tempistiche.