Nuove bufere in orbita Rai. Anche i giudici della Corte dei Conti hanno infatti individuato degli sprechi sulla gestione finanziaria della Rai, al termine della relazione sul risultato del controllo eseguito sulla stessa.
Stando alla Corte dei Conti, insomma, nel corso del 2014 (anno cui si riferisce la revisione) la radiotelevisione pubblica italiana avrebbe speso troppo per le consulenze esterne, per il costo del lavoro, per i giornalisti che ricoprono il ruolo di dirigenti, per gli omaggi aziendali, per le produzioni degli sceneggiati, e così via. Costi che la Corte invita a razionalizzare, allargando tale consiglio anche per il Festival di Sanremo e per le società controllate (5 in tutto).
A poco, si tenga in considerazione, è servito chiudere il periodo con il segno più. L’esito della gestione del 20144 è stato infatti positivo solamente per la vendita di una quota di minoranza del pacchetto azionario di Rai Way spa, che ha generato una plusvalenza netta di 228 milioni di euro. Appare insoma quanto mai necessario, invitano i giudici della Corte dei Conti, un “vigoroso contenimento dei costi”, veicolo per poter procedere a un efficace risanamento strutturale dei conti.
In maniera ancora più dettagliata, la Corte si è soffermata sul fatto che nel 2014 la Direzione Risorse Umane abbia stipulato 201 contratti di consulenza spendendo 1,78 milioni di euro. Il costo del lavoro è invece stato pari a 992,9 milioni di euro, con un’incidenza di oltre il 30 per cento sul totale dei costi della produzione. Ancora, la Rai avrebbe speso 139 mila euro per i gadget, pur contro i 290 mila euro dell’anno precedente. Per quanto concerne le fiction, ogni puntata costa in media 1,37 milioni di euro, con la Corte che raccomanda una riduzione dei tempi di lavorazione, in linea con le produzioni delle altre emittenti, e una sostanziale riduzione dei costi degli artisti.