La raccolta differenziata può essere un’utile risorsa, ma se gestita in maniera incongrua può condurre a gravi sprechi. Di uno degli esempi più lampanti si è occupata qualche giorno fa La Repubblica in riferimento alla situazione siciliana: nell’Isola in alcune zone non sono presenti impianti di compostaggio e a volte dove sono presenti sono “regalati” ai privati in regime di quasi monopolio, con costi per i Comuni che sono molto alti e uguali a quelli delle discariche, come avviene a Palermo.
Il risultato finale di tale inefficienze è la determinazione di uno spreco da 20 milioni di euro l’anno: soldi che potrebbero servire ad altri scopi come, ad esempio, alla riduzione della tassa sui rifiuti.
A sollevare il velo su tali sprechi, ricorda ancora il quotidiano, è stata negli ultimi giorni l’amministrazione comunale di Messina. Nella città sta infatti partendo un progetto di differenziata porta a porta, e il Comune ha pertanto cercato di organizzare il conferimento dei rifiuti differenziati raccolti. “Abbiamo cercato un impianto di compostaggio nella zona, senza trovarlo — dice l'assessore all'Ambiente Daniele Ialacqua — abbiamo chiesto alla Regione di aprire quello di Pace del Mela, che è pubblico. Ma nulla. Così l'organico lo gettiamo in discarica come i rifiuti indifferenziati, pagando una tariffa di circa 90 euro a tonnellata. Un bluff, perché così non ha senso fare la differenziata: non si producono risparmi, non si fa davvero ecologia”.
Insomma, il problema è che in Sicilia mancherebbero impianti di compostaggio. Quelli attivi non sono più di cinque, e sono in gran parte privati, con pagamenti di conferimenti degli organici a prezzi uguali a quelli dell’indifferenziata nelle discariche, non riuscendo pertanto a risparmiare nemmeno un euro dalla raccolta differenziata…