La Corte dei Conti è stata piuttosto chiara: i giudici contabili, nel loro recente report, hanno sottolineato come sia “ancora troppo alta”, definendola dunque “più che prevalente”, la quota di acquisti di beni e di servizi pubblici che viene fatta al di fuori delle procedure Consip.
A dimostrazione di ciò, si può dare un rapido sguardo ai numeri del fenomeno: dei 47,4 miliardi di euro di spesa complessiva, infatti, solamente 9,6 miliardi di euro sarebbero passati mediante il sistema della centrale unica per gli acquisti, con un 20% su tutto il consuntivo 2017.
Un simile dato può essere altresì letto all’opposto: se il 20% viene effettuato all’interno di Consip, ne deriva che c’è un margine dell’80% per potersi migliorare, usando il bacino di spese che sarebbero ricondotte all’interno delle procedure Consip per poter limare e contenere gli sprechi.
Ma chi sono le amministrazioni meno attente all’uso delle gare Consip? Al primo posto, sottolinea ancora la Corte dei Conti, ci sarebbe proprio lo Stato con le sue amministrazioni centrali, tanto che su 8,8 miliardi di euro di acquisti solo 1,7 miliardi di euro sono passati mediante le convenzioni della centrale unica. Va malissimo anche la sanità, con 22,2 miliardi di euro di spese, ma solo 3,2 miliardi di euro di spese in Consip.
Male anche sul fronte di enti territoriali, Comuni e Regioni: di 11,3 miliardi di euro di acquisti, solamente 3,5 miliardi di euro sarebbero stati messi a gara.