Stando a quanto affermano gli ultimi dati elaborati da Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-alimentari Università di Bologna su dati ISTAT e diffusi negli scorsi giorni dal presidente CAAB Andrea Segrè, nell’ambito del convegno “Nulla di troppo Q.B., Agroalimentare, Alimentazione ed Etica”, che anticipa la Giornata Mondiale dell’Alimentazione del 16 ottobre, nel corso del 2015 in Emilia Romagna sarebbero stati lasciati sui capi più di 83 mila quintali di frutta e verdura.
Un residuo che non è il più clamoroso d’Italia, ma è comunque un numero piuttosto rilevante, che sarebbe in grado di sfamare addirittura 45 mila persone per un anno intero, considerando un consumo medio pro capite di mezzo chilo di prodotti al giorno.
Se poi si somma tale importo con la cifra dei cereali non raccolti, il totale sale a oltre 92mila quintali di cibo sprecato in regione a monte della filiera agroalimentare.
“A fronte di uno spreco nei campi che nel 2015, a livello nazionale, si attestava attorno al 3,5% rispetto al totale della produzione, l’Emilia Romagna con il suo 0,13% resta una regione virtuosa”, ha comunque precisato Segrè.
Insomma, anche in Emilia Romagna, così come nel resto d’Italia, ci sono ampissimi margini di miglioramento. Ma, almeno in Emilia Romagna, la base di partenza sembra essere più solida e soddisfacente...