Dal momento in cui la casa da gioco di Campione d’Italia è fallita, e il comune è entrato in una condizione di dissesto economico, sono cresciute in maniera esponenziali le discussioni su sprechi e mala gestione. Si parla, in maniera insistente, di costi evidentemente troppo alti nella costruzione della stessa struttura del casinò, che nel 2007, dai 70 milioni di euro inizialmente ipotizzati, aveva già contabilizzato una spesa di 170 milioni di euro.
Una extra onerosità che, ripetono dal territorio, dovrebbe essere stata decisiva per il tilt dei conti del Comune: si punta dunque il dito sulla struttura inaugurata il 9 maggio 2007, che – finanziato con l’indizione della gara del 31 dicembre 1997 – sarebbe dovuta costare 82 milioni di franchi svizzeri (poco più di 70 milioni di euro), salvo poi arrivare a 193 milioni di franchi, ovvero circa 170 milioni di euro.
“Confermo – commenta l’ex sindaca Marita Piccaluga secondo quanto riporta un comunicato stampa di PressGiochi – due accordi da 17 milioni di euro complessivi sono stati firmati per velocizzare i cantieri, i ritardi sono rimasti e nemmeno hanno pagato le penali. Le modifiche in corso d’opera hanno portato i costi alle stelle, a noi è toccato ridurre il debito”.
“Le fonti ufficiali del Comune oggi sono sempre meno attendibili – ribatte il vice sindaco Alfio Balsamo – abbiamo un mutuo da coprire per altri sei, sette anni, è vero, ma non si punti il dito contro questa amministrazione, l’ex sindaca poteva dichiarare prima il dissesto ed evitare di abbassare la tassa sui rifiuti poco prima delle elezioni nel tentativo di candidarsi. Qui tutto è sempre stato autorizzato, perfino finanziato, dal Ministero dell’Interno, dalla Regione, dalle province, con il regime di deroga sul gioco d’azzardo tutti potevano controllare”.