In termini di spending review, sempre auspicata ma mai realizzata, stride con la realtà il verificare la presenza di un eccesso di spesa pubblica locale che ammonterebbe, secondo le ultime stime di Confcommercio, a un totale di 70 miliardi di euro, quale sommatoria tra le inefficienze e gli sprechi. Di questo importante volume, 66 miliardi di euro sono da attribuire alle inefficienze, mentre 5,2 miliardi di euro, sono da ricondurre agli sprechi netti.
Il giudizio impietoso del rapporto “Riflessioni sulla spesa pubblica locale”, scatta altresì una fotografia territoriale. Per Confcommercio, l’Italia delle regioni ideale avrebbe i servizi del Trentino Alto Adige, per qualità, ma con i prezzi della Lombardia, che spende 2.528 euro all’anno per cittadino.
Per quanto concerne poi i fattori che contribuiscono a far alzare maggiormente la spesa pubblica, i dati evidenziano che statuto speciale, economia di scala e Sud Italia sarebbero le determinanti principali.
“Sono dati che si commentano da soli. Il problema delle economie di scala è legato indissolubilmente al dibattito sull’accorpamento dei comuni e delle regioni — ha commentato in tal merito Mariano Bella, direttore dell’ufficio studi di Confcommercio — Non abbiamo voluto dire niente, ma è ovvio che se alcune Regioni o Comuni venissero accorpati, la spesa si ridurrebbe notevolmente”. Le piccole Regioni spendono infatti il 17% in più di quelle grandi, e un potenziale accorpamento potrebbe contenerne le inefficienze.