Organizzare le Olimpiadi è motivo di grande vanto per la nazione, ma non sono pochi i "critici" che ricordano come un grave rischio aleggi dietro la predisposizione dell'evento e, soprattutto, di ciò che verrà : il pericolo che le tante strutture realizzate appositamente per l'occasione, rimangano poi come delle "cattedrali" dello spreco.
Gli esempi, d'altronde, non mancano di certo. Dalle Olimpiadi di Berlino '36 fino ad arrivare a quelle di Atene '04, da quelle invernali di Torino alle attuali brasiliane, il dubbio che i tanti investimenti finiscano con il deperire e rappresentare un monumento alle occasioni perdute è dietro l'angolo.
Su tale base, molti osservatori puntano a scoraggiare la presenza di Roma nel ristretto cerchio di città che disputeranno la fase finale per l'aggiudicatura della sede alle Olimpiadi del 2024. L'ultimo esempio italiano è, in tal senso, quello delle Olimpiadi invernali di Torino 2006: un evento straordinariamente positivo per il rilancio dell'immagine della città , ma molto nocive per il bilancio urbano. Considerato il fatto che gli investimenti per ospitare l'evento olimpico estivo sarebbero molti di più di quelli affrontati nel capoluogo piemontese, e che l'urbe non gode di una situazione finanziaria particolarmente florida, vien da domandarsi se il momento e l'occasione valga realmente la pena.
Intanto, a Roma gli organizzatori promettono di spendere oltre 5 miliardi di euro tra il villaggio olimpico (a Tor Vergata), l'arena del ciclismo, un parco naturalistico, il restyling dello stadio Flaminio, il completamento delle Vele di Calatrava. I ritorni? Almeno lo 0,4% del Pil e almeno 170 mila posti di lavoro. Con tante buone speranze per il futuro, e qualche nube che incombe sulle valutazioni di merito...