La legge di bilancio 2019 e il decreto legge sul reddito di cittadinanza hanno previsto risorse importanti per riformare i centri per l'impiego. Ma ad oggi, tutto è fermo.
Infatti, già prima del Covid-19, l’inserimento del reddito di cittadinanza, con il rafforzamento dei cpi e la creazione della figura del navigator ha avuto risultati poco positivi sul fronte dell’avviamento a lavoro dei suoi beneficiari. I dati dell’Anpal segnalano che da quando è partito il programma nel marzo/aprile 2019 fino al 10 febbraio 2020, i percettori del reddito che hanno firmato un contratto lavorativo sono circa 40 mila persone a fronte di 915.600 nuclei familiari raggiunti e 2.370.938 persone coinvolte.
Gli sprechi
Al di là della pandemia, sono state sprecate molte risorse sui navigator senza rafforzare in modo adeguato la rete dei servizi per l’impiego. Ma non è tutto. I fondi europei destinati alla formazione professionale sono stati distribuiti in maniera sbagliata, senza una vera programmazione che tenesse conto della domanda di competenze delle imprese.
Secondo il prof. Maurizio Del Conte, professore di Diritto del Lavoro all’Università Bocconi ed ex presidente di Anpal – Agf, si è persa una grande opportunità: “invece di concentrarsi sullo sviluppo dei centri per l’impiego, sono state create queste nuove figure precarie, i navigator, spesso privi di competenze ed esperienze specifiche, che a legislazione vigente neppure possono lavorare alle dipendenze dei cpi”. Ma non è tutto spiega il professore, che precisa inoltre che: “bisognava evitare un’ulteriore frammentazione dei servizi per l’impiego. Quello stanziamento prezioso di 270 milioni di euro in due anni destinato ai navigator poteva essere usato insieme alle altre risorse per rafforzare le strutture territoriali, dagli spazi al personale fino alla dotazione tecnologica: ci sono computer che non sono ancora in grado di far girare gli applicativi necessari agli operatori per svolgere bene il proprio lavoro”.
Insomma, i navigator fino ad oggi non hanno svolto alcuna funzione, ma hanno comunque un contratto di collaborazione coordinata e continuativa con la società Anpal Servizi, che svolge attività di assistenza alle Regioni e ai centri per l’impiego. Inoltre, sono soggetti privi di una adeguata formazione, in quanto la loro selezione è avvenuta mediante un test a risposta multipla organizzato in fretta e furia e che attesta la loro incapacità. Infatti, secondo la programmazione, i navigator dovrebbero trasmettere le loro conoscenze ad operatori regionali che da anni lavorano sul territorio a diretto contatto con il pubblico. Ma ciò non è. In molti casi più che trasferire competenze, saranno loro a riceverne.
E i fondi dell’Ue?
I fondi hanno lo scopo di finanziare corsi di formazione, gli stessi che però non tengono in considerazione le reali necessità dalle aziende. La conseguenza, infatti, è che questi corsi formano persone che poi rischiano di rimanere senza occupazione, in quanto inutili e non diretti alle vere esigenze delle singole aziende.
Secondo il prof. Maurizio Del Conte, si è usciti dai binari: “prima di avviare un corso di formazione, bisogna sapere 4 cose fondamentali: quali sono le competenze richieste dalle aziende, per quante persone, su quale territorio e in quale arco temporale. Solo dopo metto i soldi a disposizione e programmo corsi di formazione professionale. Altrimenti si finisce solo per produrre nuovi disoccupati”.