Rendere l’Italia un Paese più “green”? È il sogno, o obiettivo, di tantissimi operatori e di tantissimi cittadini. E non è affatto un’utopia: tant’è vero che il Consiglio Nazionale della Green Economy, formato da 66 organizzazioni di imprese impegnate in questo campo, ha formulato 10 proposte che ora domanda alle forze politiche di inserire nella prossima agenda parlamentare e di governo.
Ma quali sono?
Cerchiamo di riassumerle brevemente. Il Consiglio domanda infatti di fare della sfida climatica l’occasione per rinnovare il sistema energetico, rilanciando le fonti rinnovabili e l’efficienza, istituendo un Fondo nazionale per la transizione energetica, alimentato, senza aumentare la pressione fiscale complessiva, con misure di carbon pricing e con una graduale riallocazione dei sussidi esistenti dannosi per l’ambiente, al netto di quelli reimpiegati nello stesso settore per misure di sostenibilità.
Viene inoltre domandato di puntare maggiore impegno e maggiori investimenti sull’economia circolare, al fine di superare il modello lineare di spreco e alto consumo di risorse, e cercando di compiere ulteriori impegni nei confronti della prevenzione della produzione dei rifiuti, andando a miglilorare i livelli di riciclabilità dei prodotti e sviluppando maggiormente il mercato delle materie prime seconde e dei beni riciclati.
Ulteriormente, il Consiglio ha proposto la realizzazione di un Piano nazionale per la rigenerazione urbana, che coinvolga almeno tutti i capoluoghi di provincia, e una nuova direzione per la mobilità urbana, per ridurre il numero delle auto private circolanti.
Tra le altre iniziative, come riporta Il Fatto Alimentare la necessità di promuovere l’elevata qualità ecologica dei prodotti e dei processi produttivi, l’importanza di assicurare lo sviluppo di un’agricoltura sostenibile, la gestione delle ricorse e la necessità di tutelare e valorizzare il capitale naturale e i servizi eco-sistemici, nonché l’investimento nella gestione delle acque per assicurare una risorsa strategica, per eliminare gli sprechi e ridurre i rischi di alluvioni.