Approvato dal Consiglio dei Ministri, il ddl anticorruzione contiene una serie di misure che dovrebbero scoraggiare e contrastare la corruzione. Ma quali sono le novità?
L’elenco delle misure è piuttosto vario e controverso, e non mancano le strette sui corrotti. Ad esempio, se una persona viene condannata in via definitiva per corruzione non potrà più stipulare contratti con la Pubblica amministrazione. Se invece le condanne sono fino a due anni, il Daspo può durare da 5 a 7 anni. Quando invece la condanna è superiore a 2 anni il Daspo è a vita. L’eccezione, con conseguente revoca del Daspo dagli appalti, è rappresentata dalla possibile riabilitazione, ma solo passati 12 anni dall'espiazione della pena, oltre a un triennio utile per ottenere la riabilitazione.
Un altro punto della legge è legato ai c.d. “pentiti nella corruzione”. Il governo ricorda come finora il patto tra corrotto e corruttore fosse molto solido, tanto da essere difficile per i magistrati intercettarlo a causa del fatto che nessuno dei due poteva denunciare l'altro perché rischiava pene per corruzione. “D'ora in poi chi corrompe non avrà certezza che il pubblico ufficiale corrotto non andrà a denunciare” – ha precisato il ministro Bonafede.
“E’ stato approvato il disegno di legge anticorruzione voluto dal ministro Bonafede e da tutto il governo. E' un cambio culturale per l'Italia. Quello che ci deve preoccupare di più é la percezione della corruzione, che forse non è possibile misurare, cioé come i cittadini percepiscono lo Stato, come uno dei più corrotti dell'Ue perché per anni disonesti cambiati furbi e onesti si sentivano fessi. Oggi diciamo agli onesti che lo Stato é dalla loro parte e iniziamo a stabilire un pò di giustizia sociale per chi paga le tasse tutti i giorni” – ha commentato il vice premier Luigi Di Maio.