La continua corsa per trovare un vaccino efficace contro il Covid comporta il rischio collaterale di perdere lungo la strada rilevanti risorse economiche ed intellettuali. L’allarme giungi direttamente da Guido Rasi, direttore esecutivo dell'Ema (Agenzia Europea per i Medicinali).
«Complessivamente in tutto il mondo sono stati lanciati circa 50.000 studi clinici per studiare una risposta terapeutica alla pandemia da COVID-19. L'Agenzia Europea per i Medicinali aveva lanciato un appello alla centralizzazione delle risorse per evitare l'eccessiva dispersione di energie, ma è chiaro che solo qualcuno ci ha ascoltato», ha chiarito Rasi in un’intervista rilasciata a detto Rai Radio1. «A livello europeo le cose sono migliorate, ma scontiamo la mancanza di una struttura centralizzata che autorizzi gli studi clinici e la dispersione è inevitabile» ha poi concluso che ha augurato la nascita di una agenzia centralizzata per la ricerca europea, in grado di coordinare risorse economiche e intellettuali.
A che punto siamo?
Attualmente, sono stati realizzati 100 vaccini, tutti in fase di sperimentazione. Ma sappiamo bene che non tutti saranno portati avanti fino alla fine. Si calcola, inoltre, che il vaccino arriverà solo tra 10 o 12 mesi, ma per avere un riscontro davvero positivo e quindi la sua approvazione servirà molto più tempo.
Il punto debole della ricerca consiste nella mancanza di un ente di coordinamento centrale che eviti una dispersione di dati e informazioni. Come afferma lo stesso Rasi «senza un coordinamento centrale l'Ema si trova ad analizzare qualcosa come 50 mila studi clinici. Ci fosse un ente di controllo in grado di filtrarne 100, potremmo produrre risultati importanti e approfonditi, sapere cosa funziona, quando e in che fase della malattia e in 48 ore saremmo in grado di approvare una terapia o un eventuale vaccino. Bisogna far capire agli stati e alle istituzioni la differenza tra perdere sovranità e mettere in comune risorse, raggiunto questo potremmo ricavare un piccolo vantaggio».