Sono piccoli, ma importanti, i risultati ottenuti nella lotta alla corruzione. Un male nei confronti del quale bisognerà procedere con azioni importanti ancora a lungo, nella consapevolezza che gli effetti positivi si potranno vedere solo dal medio periodo e “sempre che la strada intrapresa venga perseguita con ancora maggiore impegno da tutti gli attori istituzionali”.
Così, almeno, si è recentemente espresso il presidente dell’Anac Raffaele Cantone nella sua relazione annuale, secondo cui sarebbero state 1.800 le segnalazioni ricevute da Anac sulle infrastrutture (anomalie relative alla realizzazione di opere) mentre altre 2.600 avrebbero riguardato i servizi e le forniture di beni allo Stato, fra cui la sanità, che a breve meriterà un piano ispettivo specifico.
Per quanto poi concerne le segnalazioni (whistleblowing) arrivate all’Authority (252), anziché essere denunce anonime di violazioni sospette (come probabilmente qualcuno si attendeva), è emerso come la maggior parte siano state relative a “problemi di carattere personale relativi a concorsi o progressioni di carriera” – ha infatti commentato Cantone nella sua relazione.
Non è mancato infine qualche spazio di critica, come ad esempio avviene nei confronti dell’inadeguatezza della norma sul conflitto d’interessi per la quale l’authority ha più volte chiesto modifiche, come l’estensione della disciplina ai consigli di amministrazione e al direttore generale. Cantone ha altresì frenato sul nuovo Codice antimafia, nei confronti del quale il presidente ritiene di aver dato un contributo, “ma il Parlamento è sovrano e va rispettato”.