Un’operazione congiunta tra le Procure di Roma e di Messina ha condotto la Guardia di Finanza a effettuare 15 arresti per 2 associazioni a delinquere dedite alla frode fiscale, reati contro la pubblica amministrazione e corruzione in atti giudiziari.
Come ricorda Il Fatto Quotidiano, tra le persone fermate ci sono Giancarlo Longo, ex pm della Procura di Siracusa, l’avvocato Piero Amara (legale di Eni) e gli imprenditori Fabrizio Centofanti e Enzo Bigotti, e il docente della Sapienza Vincenzo Naso.
Nello scenario che è stato ricostruito dagli inquirenti, è emerso chiaramente il ruolo del giudice Longo, che – si legge nella misura cautelare che è stata emessa a suo carico – “in qualità di pubblico ufficiale svendeva la propria funzione”, dimostrando di possedere “una personalità incline al delitto, perpetrato attraverso la strumentalizzazione non solo della funzione ricoperta, ma anche dei rapporti personali e professionali”. Sempre secondo la ricostruzione, “Longo usava le prerogative a lui attribuite dall’ordinamento per curare interessi particolaristici e personali di terzi soggetti dietro remunerazione. Tali condotte vengono riscontrate a partire dal 2013 e perdurano sino ai primi mesi del 2017”. Ma come? Sempre secondo quanto è stato cercato di ricostruire nell’indagine presso la Procura di Milano, aprendo procedimenti giudiziari fittizi per venire a conoscenza del contenuto di indagini di altri colleghi e provare a inquinare importanti inchieste, in cambio di soldi e di vacanze.