La corruzione? Arriva anche in carcere. Tanto che, stando a quanto emerso negli ultimi giorni a mezzo stampa, un detenuto del carcere di Rebibbia (ora a Cremona) e due agenti della polizia penitenziaria, sarebbero stati accusati di corruzione. L’operazione è stata recentemente condotta dagli agenti della Squadra mobile e da quelli del Nic, il Nucleo investigativo centrale della penitenziaria, che avrebbero scoperto i favori che venivano fatti al recluso G.G., 50 anni, di Siracusa, da parte di due assistenti capo, un 47enne di Riardo (Caserta) e un 46enne di La Chaux De Fonds (Svizzera).
Stando al tenore dell’accusa, i due “hanno posto la propria funzione a disposizione del detenuto compiendo, dietro promessa di denaro, favori a beneficio dello stesso”. Peraltro, il detenuto è anche indagato per evasione poiché il 21 maggio 2015, uscito da Rebibbia in quanto ammesso al regime di semilibertà, “non si è recato presso il luogo di lavoro né ha fatto rientro presso l’istituto di pena all’orario previsto. È stato successivamente localizzato e tratto in arresto il 28 maggio 2015 a Crema, presso l’abitazione della moglie, e accompagnato presso la casa circondariale di Cremona, dove è attualmente detenuto”.
Per quanto concerne i benefici che venivano riservati al detenuto, l’elenco è lungo: “comunicazione di notizie a lui, a sua moglie e al suo difensore relative a permessi premio concessi ovvero esiti delle udienze; rivelazione agli operatori penitenziari di notizie positive circa la condotta del detenuto; compimento di specifici atti contrari ai doveri d’ufficio rivelando allo stesso informazioni circa il rinvenimento di un telefono cellulare nel possesso di altro soggetto detenuto presso la casa circondariale di Rebibbia, nonché facendo da intermediari per recapitare beni all’interno del carcere o presso il luogo ove svolgeva attività lavorativa in regime di semilibertà”. Di contro, il recluso prometteva agli agenti dei soldi che, in realtà, non avrebbero mai ricevuto.