Ogni anno si buttano via all’incirca 1,3 miliardi di tonnellate di cibo. Dati questi alquanto allarmanti se pensiamo che ogni giorno ciascuno di noi getta nella spazzatura una media di 100 grammi di alimenti e solo il 33% degli italiani, quando esce dal ristorante si porta a casa gli avanzi con la “doggy bag”.
Le cause dello spreco in Italia
La battaglia contro lo spreco è ancora agli inizi. Permangono, infatti, molte resistenze nel mondo della ristorazione dove la richiesta di portare a casa gli avanzi è un diritto dei clienti sancito dalla legge Gadda, ma che spesso non viene esercitata forse per imbarazzo. Dunque, manca non solo la cultura da parte della popolazione, ma anche degli stessi produttori, visto che almeno 6 milioni di tonnellate di cibo vengono buttati via ogni anno da negozi di cibo pronto, ipermercati, trattorie, tavole calde, e abitazioni private italiane.
Per ridurre gli sprechi alcuni negozianti hanno ridotto le porzioni in vendita e i ristoratori hanno iniziato a servire piatti meno pieni, nella speranza di poter ridurre del 50% lo spreco di cibo.
Prima che entrasse in vigore della legge Gadda, lo spreco alimentare da sovralimentazione e allevamenti era di circa 4160 kcal a persona al giorno. Si calcola che nel nostro Paese potrebbe essere stata sprecata all’incirca il 62,5% dell’energia alimentare contenuta nella produzione primaria edibile destinata direttamente o indirettamente all’uomo. In poche parole, per combattere sul serio lo spreco alimentare è necessario una rivoluzione dei sistemi alimentari, che deve partire dalla regolamentazione della produzione e dal riconoscimento di un equo valore sociale, culturale ed economico degli alimenti, anche per riequilibrare le condizioni sociali di accesso e di produzione del cibo.
Lucia Franco